RITORNO A DOMINARIA: EPISODIO 1 Stampa
Giovedì 12 Aprile 2018
dominaria Articolo Ufficiale: Return to Dominaria - Episode 1

Traduzione a cura di Lorenzo Cerreta - ArabicLawrence

A seguito della decisione della WIzards di non tradurre più gli articoli che riguardino la lore di Magic, lo staff di Metagame ha deciso di fornire agli appassionati la traduzione del primo articolo della storia di Dominaria.

Buona lettura!



RITORNO A DOMINARIA: EPISODIO 1

I.

Sadage, chierico della Cabala, si fece strada nella stanza di preghiera di Stronghold. Il fumo delle torce e l'incenso dei turiboli formavano una nuvola al di sopra dei cultisti prostrati sul pavimento di pietra. Supplicavano di entrare nella sala, supplicavano il favore della Progenie delle Tenebre all'interno.

Un gruppo di discepoli dagli abiti scuri si avvicinò dall'altro lato, facendosi strada intorno a coloro che supplicavano di incontrare Sadage. Riconobbe il capo, Needle, un agente della Cabala cui era stato affidato il compito di infiltrarsi a Nuova Argivia. Appena lo ebbero raggiunto, si gettarono in ginocchio. "Hai fatto ritorno", disse Sadage. "Spero sia per un motivo valido".

Per rispondere, Needle sfoderò una grande spada nera, tenendola in alto come offerta. "Ti porto un dono per la Progenie dell'Oscurità".
"Un dono?" Sadage si protese verso l'oggetto, ma si bloccò, solo un filo d'aria fra la punta delle dita dei guanti e il metallo. Un fumo nero avvolgeva la spada. "Cosa è?"

Needle guardò in alto verso di lui, gli occhi spalancati, le pupille nere dilatate con venerazione. "Una lama leggendaria, divoratrice di anime. Colui che la forgiò uccise un drago antico e ne assorbì la forza..."

Sadage disse "Basta." Non poteva permettere che la disciplina venisse dimenticata, non così vicino alla sala di culto e al suo splendente ospite. "Chi avrebbe ucciso un drago antico?"

Needle esitò. La discepola al suo fianco rispose "Si dice sia stato il Planeswalker Dakkon Bl..."

Sadage fece un gesto deciso. “È stato Belzenlok! Belzenlok la forgiò. Belzenlok uccise il drago antico. Belzenlok"

Mormorando in coro, il gruppo di discepoli ripetè obbedientemente "E' stato Belzenlok, Signore delle Distese Desolate, Belzenlok, Sterminatore dei Draghi Antichi."

Needle aggiunse, "Questa è la sua spada. Belzenlok, Sovrano di Urborg, Signore dei Demoni. La restituisco a lui".

"Molto bene." Sadage prese la spada dalla mano di Needle. Il contatto gli fece bruciare la pelle nonostante i guanti. "Hai guadagnato la tua ricompensa."

Needle sorrise, tremando mentre si alzava in piedi. Tirò giù il cappuccio, scoprendo la sua gola. Sadage sollevò la mano e lanciò l'incantesimo. Lentamente, la pelle di Needle si staccò dal suo petto mentre l'incantesimo violetto le trafiggeva dolcemente il cuore.

Mentre Needle si contorceva esultando per la morte, gli altri discepoli la guardavano con gelosa soggezione. Sadage aprì le porte alla sala del culto, pronto a presentare la lama nera al suo maestro prescelto, pronto a raccogliere la sua ricompensa finale dal Signore dei Demoni.

II.

Jhoira si sporse in avanti sul timone della sua nave da immersione e sospirò, "Eccola lì." Tirò una leva per fermare il loro movimento in avanti. Era stata una scelta artistica quella di modellare la nave sottomarina come un grosso pesce placcato in metallo, con pinne sia come timone che per la locomozione e due oblò a forma di bulbo posti a prua come occhi giganti, ma si muoveva dolcemente, come in un sogno, attraverso le ostiche correnti marine.

Fuori dagli oblò, pesci argentei guizzavano via attraverso l'acqua sabbiosa, confusi dai fasci di luce e dal bizzarro pesce metallico che si faceva strada attraverso la foresta di alghe. Hadi, il suo assistente artefice, afferrò il corrimano mentre la nave sobbalzava per la corrente. Si sporse in basso per guardare attraverso il secondo oblò. "Dove?" Era un uomo più anziano ed era arrivato all'Academia di Tolaria da Jamuraa. Il fatto che avesse accettato di aiutarla in quella selvaggia ricerca diceva molto sul suo senso dell'avventura.

Jhoira posizionò il timone con più attenzione e la indicò, con il dito che quasi toccava il vetro ricurvo. "E' lì, vedi?" A lei sembrava ovvio; la lunga spina dorsale semisepolta nella melma e le alghe erano troppo dritte per qualsiasi formazione naturale, almeno in quella baia. Del resto per lei, che conosceva quella forma così bene, era come salutare un vecchio amico.

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"Hai una vista aguzza," disse Hadi, e tirò giù il tubo portavoce per lei. "Pensavo che ne sarebbe rimasto di più."

"Non dopo così tanto tempo." Jhoira prese il tubo portavoce e disse: "Ziva, sto dirigendo le mie luci verso il relitto. Riesci a vederlo?"

Il tubo condusse la sua voce attraverso l'acqua, trasformata in vibrazioni che il tritone di Vodal potesse comprendere. Al di fuori, Ziva nuotò oltre l'oblò, col fango nell'acqua che oscurava gli accesi viola e blu dell'armatura naturale sulle sue braccia e sui suoi fianchi. Ziva si fermò abbastanza a lungo da accennare un assenso verso l'oblò, poi con un colpetto della sua potente coda, sparì nell'oscurità.

Jhoira attendeva il verdetto, cercando di non sobbalzare per la tensione come Hadi. Quindi Ziva riapparve e nuotò più vicino al pesce di metallo finché non urtò contro lo scafo. La sua coda si curvò oltre l'oblò, e Jhoira la sentì armeggiare con l'estremità esterna del tubo portavoce.
Poi la voce di Ziva arrivò nello scompartimento. "È sdraiato sul fondale, intrappolato da alghe e sabbia, ma non da rocce", riferì. "Non dovremmo avere problemi a riportarlo in superficie, se il prezzo rimane lo stesso."

Sì, proprio come speravo! Pensò Jhoira. Era difficile contenere la gioia, ma avevano ancora un sacco di duro lavoro davanti a loro. "Il prezzo è raddoppiato se potete riportarlo su entro due giorni", disse a Ziva. I tritoni avevano bisogno dei soldi, e Jhoira non aveva problemi a pagare per qualcosa che sarebbe stato il culmine di anni di lavoro e pianificazione accurati.

La risata di Ziva era come il gorgoglio dell'acqua. "Lo avrai in uno!"

Jhoira si appoggiò contro il cuoio logoro del sedile del pilota. L'inebriante combinazione di sollievo e rinnovato scopo le fece venir voglia di danzare. Più tardi, si ripromise. Una volta che si fosse trovata sulla riva accanto a lei, avrebbe potuto ballare. "Sapevo che potevamo riuscirci."

"Tu lo sapevi", le disse Hadi, suonando esultante. "Non sono sicuro che nessun altro lo credesse possibile!"

"Be', ci crederanno ora", disse Jhoira. Il resto dei tritoni si precipitò per unirsi a Ziva, fluendo in formazione intorno a lei come in attesa di ordini. "Tutti pronti?" Disse Jhoira nel tubo portavoce. "Ora solleviamo la Cavalcavento."

III.

Dominaria apparve attorno a Gideon. La prima cosa che lo colpì fu il fetore delle piante in decomposizione e della terra umida.
Si trovava su un alto basamento in pietra, tra una città in rovina e una palude maleodorante infestata da erbacce, che insieme formavano un paesaggio desolato sotto un cielo coperto di nuvole. Strutture di pietra grigia, un tempo alte e aggraziate, avevano perso sezioni di pareti e tetti, al punto che di alcune restavano solo cumuli di macerie. Una fitta nebbia ammantava la fitta vegetazione, gli stagni di fango gorgogliante e gli alberi putrescenti della palude, totalmente priva di vita eccetto nuvole di insetti. Appariva come il tentativo di un artista di catturare in un’immagine la rappresentazione di morte e fallimento. Gideon non poté sopprimere il pensiero Quanto è adatto a questo momento.

La seconda cosa che Gideon notò fu il buco nella sua spalla e il suo dolore penetrante. Prese un profondo respirò e riuscì a non barcollare né stramazzare sulla pietra fangosa. Liliana, Chandra e Nissa erano vicine, scarmigliate e scosse dalla battaglia. Non era il momento di mostrare il suo malessere. Rese la sua voce equilibrata e moderata e ammise: "Non è andata secondo i piani".

"Ah, davvero?" Liliana si girò verso di lui, con un'espressione di finta sorpresa. "Cosa te lo fa dire? Forse il fiume di non morti in cui sono quasi annegata? O il fatto che Nicol Bolas ti abbia colpito in continuazione come il giocattolo di un bambino?"

Gideon stava soffrendo troppo per una risposta arguta. Inoltre, aveva ragione. Stava lì, ferito, a malapena in grado di reggersi in piedi, il suo sural perso. Avevano fallito completamente, erano stati irrimediabilmente soverchiati, ed erano fortunati solo ad essere ancora vivi. Il pensiero di quanti altri non erano stati così fortunati era un peso nauseante sul suo cuore.

Chandra si strofinò gli occhi. "Dov'è Jace?"

Sorpreso, Gideon si guardò di nuovo intorno. Aveva ragione, non c'era traccia di Jace. "Non è ancora su Amonkhet, l'ho visto andar via."

Lo sguardo di Liliana incrociò il suo. Tutti loro conoscevano il luogo d'incontro. L'assenza di Jace non poteva presagire nulla di buono. Strinse le labbra in un sussurro e disse: "Forse è stato trattenuto".

"Non verrà." Nissa pose enfasi sulle sue parole con un tono aspro nella sua voce. "Si è arreso."

"Non lo farebbe mai." Gideon ne era certo. Jace non li avrebbe abbandonati.

Nissa lo ignorò, troppo arrabbiata per ascoltare. "Un mondo quasi distrutto. Così tanta morte." Scosse la testa per il disgustato. "E abbiamo fatto esattamente il gioco di Bolas!"

Chandra curvò le spalle e distolse lo sguardo. "Ajani aveva ragione. Non avremmo mai dovuto andare su Amonkhet."

"Dovevamo provare..." iniziò Gideon.

Liliana si rivolse a Nissa con calma ragionata. "Non è stato un disastro, abbiamo ucciso Razaketh, il resto... Non avremmo potuto prevedere..."

"Sì, il tuo demone è morto," scattò Nissa. "Hai ottenuto quello che volevi e sei fuggita. Non ti interessa sconfiggere Bolas, ci stai solo usando per liberarti dal tuo patto."

"Certo che voglio sconfiggere Bolas!" Protestò Liliana. "Sono scappata per salvarmi la vita, proprio come Jace prima di me."

Nissa insistette: "E perché qui?" Alzò un braccio, indicando la palude putrescente. "Come vuoi che rischiamo la vita per te qui?"

"Il tuo prezioso Ajani ha suggerito di incontrarci qui," disse Liliana, apparentemente offesa.

Gideon notò che non aveva risposto alla domanda, e aveva il brutto presentimento di sapere il perché. Ma invece disse: "Nissa, questo non è il momento. Siamo tutti sfiniti ..."

Chandra disse in tono piatto: "Il tuo ultimo demone è qui, Liliana. Vero?"

Liliana esitò, spostando il suo sguardo calcolatore da Chandra a Nissa, ma persino lei non ebbe il coraggio di protestare. La sua mascella si indurì e rispose: "Belzenlok si trova qui."

Gideon emise un sospiro di rassegnazione. Certo che si trova qui. "Nissa..."

Liliana fece un passo verso Nissa. "Se non fossi bloccata dal mio patto, avremmo distrutto Bolas su Amonkhet." La sua voce si trasformò, divenendo persuasiva, e aggiunse, "Posso uccidere Belzenlok, ma tu sei l'unica abbastanza potente da aiutarmi."

Gideon trasalì: era evidente che Nissa non fosse dell'umore adatto per essere adulata. Il fatto che Liliana pensasse che avrebbe potuto funzionare era una misura di quanto fosse sconvolta. "Liliana..."

Chandra emise un suono sarcastico. "Tu vuoi solo usarla, come volevi usare me. Pensavo che fossimo amiche, Liliana."

"Chandra, non sei d'aiuto", disse Gideon.

Liliana li ignorò entrambi. Parlando solo con Nissa, esordì: "Qui, Belzenlok è venerato dalla Cabala, un culto della morte. Potresti richiamare i silvantropi della parte di Yavimaya che si trova in Urborg per irrompere nella loro Roccaforte, dove lui si nasconde. E io potrei usare il Velo di Catena per ucciderlo. "

Gideon fece una smorfia. Il Velo di Catena, un potente artefatto degli Onakke, aveva permesso a Liliana di uccidere due demoni. Ma esauriva la sua forza, e secondo lui era molto più pericoloso, per il possessore e forse per chiunque altro intorno a lui, di quanto lei fosse disposta ad ammettere.

Le labbra di Nissa si arricciarono. "No, non ti aiuterò. Non ho giurato di salvarti la pelle". Si rivolse a Gideon. "Diglielo. Dille che non le consentiremo di usarci di nuovo. Dille che può aiutarci contro Bolas o andarsene."

Gideon prese un profondo respiro e riuscì a non sussultare per il dolore che gli attraversava la spalla. Lavorare con Liliana poteva essere un’ardua prova nel migliore dei casi, ma avevano un accordo. "Abbiamo bisogno dell'aiuto di Liliana per distruggere Bolas, e lei non può farlo finché questo ultimo demone non sarà morto."

Nissa era incredula. "Questo la renderà una minaccia interplanare tanto quanto Bolas!"

"Non lo credo affatto." Gideon cercava di sembrare calmo e ragionevole, ma il dolore era palpabile nella sua voce. "Non ci sta usando, ed è la migliore possibilità che abbiamo contro Bolas. Inoltre, non possiamo fare finta di nulla mentre Belzenlok devasta questo piano. Nissa... “

Ribollendo, Liliana disse: "Ti ho salvato la vita, Nissa! È così che mi ripaghi?"

"Non ti devo nulla." Nissa indietreggiò, con il disprezzo che trapelava da ogni centimetro del suo corpo. "Nessuno di noi ti deve qualcosa. Se il resto di voi è troppo cieco per rendersene conto, non posso aiutarvi". Detto questo, si allontanò.

"Nissa!" Chandra la fissava intensamente. "Se non vuoi aiutare Liliana ti capisco, ma Bolas..."

Gideon cercò un’argomentazione persuasiva, ma il dolore interrompeva i suoi pensieri. "Nissa, hai fatto un giuramento..."

"No." Nissa indietreggiò ancora più lontano da loro, con un'espressione dura come il marmo. Non posso sopportare di vedere un altro piano distrutto prima di poter aiutare la mia casa. Mi dispiace, ma il mio tempo da guardiana è finito."

Chandra gridò: "Nissa!"

Ma Nissa stava già abbandonando il piano. Per il tempo di un battito di cuore la sua forma brillò di luce verde, mentre l'aria intorno a lei venne attraversata dalle ombre di viti e foglie. Poi svanì, lasciandosi dietro l'odore evanescente di fogliame verde e fiori.

Gli altri rimasero come congelati, mentre la brezza umida scompigliava loro i capelli. Liliana distolse lo sguardo, la mascella serrata, chiaramente furiosa. Chandra seppellì il viso tra le mani e Gideon soppresse un gemito. Doveva trovare Nissa, convincerla a tornare, ma il dolore gli trafiggeva il petto ad ogni respiro.

Poi Chandra sollevò la testa e disse: "Vado anch'io."

"Come?" Gideon si voltò verso di lei, sbiancato in volto. Il movimento tirò la sua ferita e il sangue gocciolò lungo il suo fianco. "Chandra..."

"Cosa?" disse Liliana, incredula. "Stai scherzando?"

"Non me ne sto andando," rispose rapidamente Chandra, nient'altro che determinazione nella sua espressione. "Non abbandonerei mai i Guardiani! Ma hai ragione, Gideon, devo imparare da tutto ciò. Abbiamo fallito su Amonkhet perché ero troppo debole!"

Liliana farfugliò, "Non è stato per questo che abbiamo fallito..."

Chandra sollevò ancora lo sguardo. "Devo diventare più forte."

Gideon tentò "Chandra, quando ho detto 'impara dal fallimento', non è quello che io..."

"So cosa sto facendo!" disse, e prima che Gideon potesse riprendere fiato se ne andò. La sua forma scomparve in un impeto di fuoco mentre si separava dal piano.

Gideon fissò lo spazio vuoto dove erano stati i suoi due compagni. Ad un certo punto aveva perso il controllo della situazione, e non era sicuro di come. E il pulsare nella sua testa era peggiorato.

Liliana si girò verso di lui. "Beh? Dove stai andando? Qual è la tua scusa?"

Gideon espirò stancamente. "Io resto." Guardò in basso verso di lei. "Nulla è cambiato. Abbiamo bisogno che tu distrugga Bolas, e tu hai bisogno di distruggere questo demone".

"Io..." Lei si fermò, fissandolo. Poi la sua espressione si indurì di nuovo. "Bene. In questo caso, dovremmo andare avanti."

"Dobbiamo organizzare un piano..." Il dolore lo pugnalò di nuovo, questa volta anche peggio, come se l'artiglio di Bolas fosse ancora infilzato nella sua spalla. Rinserrò la mascella, prese un respiro, e provò di nuovo. "Un piano, dobbiamo..."

Liliana alzò le braccia in aria. "So che sei ferito, smetti di fare il bambino gigante e ammettilo!" Imprecò sottovoce. "Andiamo, troveremo un posto dove possa guarirti."

Gideon era sorpreso. "Non sapevo tu potessi guarire le persone."

"La lista delle cose che non conosci potrebbe riempire tutti gli archivi di Dominaria", scattò Liliana. "Ora andiamo."

Bene, un altro disastro, pensò Liliana mentre seguivano un sentiero infestato da erbacce che attraversava la città in rovina. Tra Nissa che li aveva abbandonati in uno scatto d’ira e Chandra che balzava alla ricerca di sé stessa o di qualsiasi cosa avesse blaterato, la strategia di Liliana era rovinata tanto quanto quella città. E Jace, sparito senza una parola. Forse non voleva più avere niente a che fare con lei. . . Quel pensiero la turbò più di quanto volesse ammettere. Lo avrebbe trovato di nuovo e lo avrebbe convinto, ma prima doveva uccidere Belzenlok.

Lanciò un'occhiata di traverso a Gideon. Qualunque cosa fosse accaduta, non poteva permettere che capisse che lei era scappata dalla battaglia, proprio come Nissa l'aveva accusata. Lui era tutto ciò che le era rimasto, e lei aveva bisogno del suo aiuto per uccidere Belzenlok. Ma c'era una sfumatura giallastra sulla sua pelle bruna, linee di dolore e tensione la solcavano attorno alla bocca. Se sopravvivrà. La ferita del grande idiota doveva essere molto peggiore di quanto fosse disposto ad ammettere.

I loro stivali si conficcarono nel fango e graffiarono contro la lastra di pietra rotta e il vetro frantumato. La morte ammantava la cittadina e la palude intorno ad essa, era letteralmente tessuta insieme alla nebbia che si espandeva sul terreno bagnato. Le ombre si muovevano in quella nebbia, facendo apparire volti per poi farli svanire. La morte era ovunque.

La vista di quel luogo era stata un altro shock. Liliana non poteva credere che fosse Vess. Se gli altri non fossero stati in piedi accanto a lei, lei avrebbe pensato che di essere arrivata in qualche modo nella parte sbagliata di Dominaria.

Almeno la città non era deserta come era sembrato all’inizio. Alcuni degli edifici in pietra mostravano tentativi di riparazione, con pareti e tetti rattoppati, irregolarità spianate e persiane di legno per alte finestre che un tempo avevano racchiuso vetrate colorate. L'erba strisciante della palude era stata tagliata via da alcuni cortili, e uno aveva capre legate al suo interno. La sensazione di essere osservata fece sì che Liliana esaminasse più attentamente la linea dei tetti. La forma vicino a un camino non era un gargoyle ma... Non un angelo, pensò. Una visita della santissima Chiesa di Serra sarebbe stata la conclusione perfetta per quel disastro di una giornata. Era un soldato aviano di guardia, sulle cui armatura, bianche piume e ali piegate la luce grigia e torbida scintillava.

Più in là, sui tetti, la pietra ricurva di un'antica rovina Thran appariva attraverso la nebbia, con i lati smussati scuriti dal muschio. Aveva la forma della lama di un'ascia, come se un gigante l'avesse scagliato sulla terra e l'avesse lasciata lì. Almeno quella era una vista familiare, qualcosa che non era cambiato in tutte le decadi in cui era mancata.

Subito dietro la svolta successiva si trovava un’ampia piazza circondata da alte case tutte in rovina, anche se alcune avevano ancora vetrate luccicanti nelle strette finestre dei piani superiori. Da un lato c'era una fontana e alcune bancarelle di legno. Vicino al mercato sorgeva un alto edificio bizzarro che doveva essere una locanda. Il fumo usciva dai camini e le porte erano aperte. Le persone riunite di fronte, incuriosite, stavano fissando Liliana e Gideon. Tutte erano ben armate, ma non sembravano ostili. Gideon accennò loro un saluto, poi rovinò l'effetto ansimando e facendo una smorfia di dolore.
Quello era il centro della città, e sembrava che fosse a malapena aggrappato alla vita, una pallida ombra della vivace piazza del mercato che un tempo era stata familiare quanto il palmo della sua mano. Liliana inghiottì un’imprecazione. Cos'è successo qui?

"Cosa c'è?" Gideon chiese pacatamente.

Liliana fece una smorfia. Odiava mostrare debolezza. "Niente."

Gideon sospirò. "Se dobbiamo fare questa cosa, dobbiamo essere onesti l'uno con l'altro".

Liliana sbottò: "Non è niente!" Mentre la guardava scetticamente, ricordò a sé stessa che lui era il suo unico alleato. E davvero, non c'era motivo di nascondere quel fatto. "Non c'è una grande cospirazione, è solo che questo posto è cambiato. L'ultima volta che sono stata qui, questa città era circondata da una foresta, non da una palude maleodorante."

Le sopracciglia di Gideon si abbassarono mentre entrò nella piazza. "Perché non l’hai detto subito?"

"Perché non è niente," disse Liliana a denti stretti.

"Questo è esattamente il mio punto-" sussultò e interruppe le sue parole. "Perché sei stata qui?"

"È dove sono nata." Lei ignorò la sua espressione trasalita. "Dai, sbrighiamoci prima che tu cada, sei troppo pesante da trascinare per me."

Liliana non ebbe nemmeno bisogno di minacciare nessuno per essere servita, anche se la locanda funzionava chiaramente come ostello solo di nome. L'albergatore sembrò francamente stupito dall'idea che volessero restare, ma li condusse immediatamente in una stanza al primo piano, senza dubbio scelta perché Gideon stava lasciando una scia di sangue e non sembrava affatto in grado di salire le scale. Il locandiere era un grosso uomo dalla pelle scura con una numerosa famiglia che continuava a saltellare fuori dalle porte per fissare i visitatori mentre percorrevano il corridoio. La stanza era ampia e conteneva un letto e un assortimento casuale di mobili ammuffiti. Liliana guidò Gideon fino a un divano basso e lo aiutò a collassare su di esso.

"È passato molto tempo da quando abbiamo avuto dei viaggiatori," ammise il locandiere mentre accendeva il fuoco nel camino. Una giovane donna, vestita con abiti da lavoro pratici con una spada corta legata alla vita, portò in un secchio d'acqua da versare nel calderone del focolare. Un ragazzo portò una pila di coperte piegate. Una giovane ragazza apparve con un cesto di bende e una scorta di medicinali, e un altro ragazzo arrivò con un vassoio di cibo e bevande. Nonostante il cattivo umore di Liliana, il servizio non aveva pecche. Il locandiere non aveva nemmeno chiesto di vedere le loro monete.

"Avrò bisogno di qualunque erba curativa abbiate", ordinò Liliana. Mentre i bambini se ne andarono, aggiunse: "Che cosa è successo qui? Questo posto è... cambiato da quando l'ho visto l'ultima volta."

"È la Cabala", disse il locandiere, regolando il supporto del calderone in modo che pendesse sopra le fiamme crescenti. Aggiunse cupamente: "Intendono conquistare il mondo intero".

Sicuramente l'uomo stava esagerando. Liliana bloccò il tentativo di Gideon di rimuovere l'armatura e slacciò le fibbie lei stessa. Mentre lui fingeva stoicamente che non ci fosse un enorme buco nella sua spalla, Liliana si mise a pulire e fasciare la ferita. Era a conoscenza del fatto che Belzenlok avesse soppiantato il dio Kuberr per ottenere il controllo della Cabala, che la loro Fortezza era ora a Urborg, ma si erano davvero spinti così lontano? "La Cabala è arrivata fin qua, quindi. A Benalia."

Il locandiere annuì, aggiungendo altra legna sul fuoco. "Abbiamo combattuto per tenerli lontani da Aerona, ma non ci siamo riusciti. Potete vedere da soli quale effetto abbia avuto la loro influenza sulla foresta di Caligo nel corso degli anni". Fece un gesto di impotenza. "Tutta la foresta?" Disse incredula Liliana, girandosi a guardarlo. "Fino al fiume?"
"Anche oltre. Il fiume è insabbiato, invalicabile. È la Palude di Caligo, ora. E hanno un nuovo leader in questa zona, un potente lich che agisce come generale delle Ombre Grigie. La chiesa di Serra è venuta in aiuto e c'è stata una grande battaglia solo pochi giorni fa, ma la Cabala ci ha sbaragliato. " Si alzò in piedi. “Vado a prendere un po'di legna per il fuoco."

La ragazza tornò con la scatola che conteneva la raccolta di erbe curative della locanda. "Questo è tutto ciò che è rimasto. La maggior parte delle nostre scorte è stata usata dai soldati che sono stati qui".

Sfogliando i pacchetti, Liliana le chiese d’impulso: "Qualcuno qui si ricorda della Casata di Vess?"

La ragazza si fermò a riflettere. "Ci sono storie di fantasmi sul vecchio maniero in rovina nella palude, sul figlio non morto e sulla figlia malvagia che fuggì ..."

"No, no". Liliana sollevò una mano per interromperla. Non la stupiva che gli eventi di quel giorno fossero diventati una leggenda locale, ma non aveva alcun interesse a sentirla. "Quella parte la conosco. Intendo la vera storia della famiglia, quello che è successo loro in seguito".

"No, nulla che io abbia mai sentito." La ragazza sollevò il secchio di acqua sporca. "Posso chiedere in giro per te, se vuoi."

"No, non è importante." Liliana la fece allontanare. Appena la ragazza se ne andò, si mise a fissare, con la fronte corrugata, le finestre chiuse.

Gideon si mosse un po ', sbattendo le palpebre. “Che succede?"

Lei scosse la testa e guardò i pacchetti di erbe. "Non hanno quello di cui ho bisogno, ma dovrebbe crescere nelle vicinanze. Vado a cercarlo." Gideon si accasciò sul divano, sussultando per il dolore del movimento.

Lei fece un sorriso malizioso per sdrammatizzare, e aggiunse: "Non temere che ti abbandoni".

"Non ho paura di questo", disse dolcemente, guardando in alto verso di lei. "Hai bisogno di me per uccidere Belzenlok."

Liliana si ritrovò senza una valida risposta e, doppiamente irritata, lasciò la locanda.

La terra era cambiata a tal punto che Liliana temeva che quelle erbe potessero non esistere più, ma erano pur sempre il modo più veloce per guarire Gideon. Avevano bisogno di elaborare un piano e occuparsi di Belzenlok, il più rapidamente possibile.
Una volta superate le rovine, si fece strada nella palude. Trovò le erbe su un'isola, il poco che restava di un terreno sopraelevato, e raccolse ciò di cui aveva bisogno. Si rialzò e, mentre osservava un boschetto di alberi coperti di muschio, per un attimo lo strano paesaggio le tornò familiare. Quello era il luogo dove aveva incontrato per la prima volta l'Uomo Corvo.
Hai cercato di aiutare Josu allo stesso modo, con queste stesse erbe, pensò, con il ricordo di quel giorno improvvisamente chiaro. Aveva solo voluto guarirlo, e invece lo aveva trasformato in un mostro non morto senza mente che aveva ucciso Lady Ana, i suoi servitori…
E poi lei era fuggita dal piano mentre la sua scintilla si accendeva, lasciando sua madre e suo padre, tutti i suoi familiari e amici, tutti quelli che aveva mai conosciuto, ai loro destini. L'incantesimo che aveva animato Josu doveva essersi spezzato quando lei aveva lasciato il piano, ma non aveva mai pensato a quello che la sua famiglia avesse fatto della carneficina nella sua stanza. Dovevano aver pensato che lei fosse morta, sicuramente. L'avevano cercata? Avevano pensato che Josu l'avesse uccisa?
Scoperto improvvisamente il suo nuovo potere di planeswalker, aveva cercato di sopravvivere, rifiutando di pensare a loro da quel lontano giorno. Era passato così tanto tempo che i ricordi pieni di dolore erano come uno sguardo nella mente di un'altra persona.
Non essere stupida, si disse. La Casata di Vess era ormai solo una leggenda, una storia di fantasmi per divertire i bambini della città. Hanno vissuto le loro vite, sono invecchiati, e sono morti. Non doveva essere rimasto nulla del maniero se non un cumulo di macerie, senza alcun indizio da scoprire. Ma si ritrovò a camminare, mentre i suoi piedi ritrovavano il familiare sentiero sepolto sotto tutta la fanghiglia e la vegetazione della palude.
Emozioni scomode, che si ponevano fra lei e il suo obiettivo.
Liliana si fece strada attraverso una distesa d'erba alta come un alberello e si fermò bruscamente.
Doveva essere la sua immaginazione febbrile. Il castello era ancora lì.
Gli alberi contorti e la fitta vegetazione erano cresciuti fino alle pareti di pietra grigia, ma poteva vedere la forma dell'ala centrale, la curvatura della torre più vicina. Questa è follia, pensò. Follia o...
O qualche strano potere all’opera.
Le porte della sala principale erano spalancate. Attraversare il campo aperto e salire i gradini era sorprendentemente difficile, ma il terrore e il bisogno di sapere la spinsero avanti.

Entrò. La luce proveniente dalla porta cadeva sulle inferriate intagliate della galleria superiore e sugli arazzi appesi sulla parete alle spalle, e per un istante fu come se la casa fosse completamente intatta, proprio com'era. Come se fosse esistita in una bolla senza tempo, conservata come un insetto nell'ambra. Ma poi odorò il fetore del sangue e della putrefazione, e il momento si spezzò. Sbatté le palpebre e vide che i tendaggi erano a brandelli, gli intagli spezzati e sfregiati dalle intemperie. Eppure, questo maniero dovrebbe essere in rovina, pensò. Qualcosa ha fatto ciò, volutamente. Avrebbe potuto essere stata condotta lì per vederlo? Se fosse stato così, avrebbe potuto essere l'Uomo Corvo, che non le dava tregua attraverso i piani. Ma perché?
Seguì l'odore di sangue più lontano nella sala.

Lì, davanti al grande focolare, vari simboli erano stati carbonizzati nel pavimento di pietra, la loro forma e il loro schema oscurati da resti essiccati di ciò che aveva dovuto essere un’enorme pozza di sangue. Dozzine di candele spente circondavano il punto, e con le loro pozze di cera fusa oscuravano ulteriormente le tracce lasciate da qualche potente incantesimo di negromanzia. L'aria fredda si alzava da terra come da una tomba aperta.

La mascella di Liliana era dolorante e si rese conto che la causa era che le sue labbra si erano ritratte in un ringhio inconscio.

Qualunque cosa fosse accaduta lì, non era una coincidenza.

Stava iniziando a fare notte quando Liliana raggiunse i dintorni della città. Aveva appena iniziato il sentiero attraverso le rovine quando sentì l'ondata di malvagità non morti. Mormorò: "Non ho tempo per questo" e iniziò a correre.

Udì i combattimenti prima di raggiungere la piazza e girò l'ultima curva per vedere una battaglia poco più avanti.

Le bancarelle del mercato erano state incendiate e figure oscure combattevano attraverso la piazza, mentre la luce del fuoco si rifletteva sulle lame lampeggianti. Gli abitanti della città erano facili da individuare, indossavano armature rattoppate e brandivano mazze e attrezzi improvvisati oltre a spade e asce da battaglia. Alcuni erano già caduti, e l'aviano che aveva visto sul tetto era distesa morta sulle pietre del selciato, con le ali un groviglio spezzato.

Gli aggressori indossavano armature nere con punte e aghi acuminati, al contrario del bianco e argento di Benalia più lucido possibile. Cavalieri non morti della Cabala, pensò Liliana disgustata. Doveva esserci un chierico della Cabala lì nei paraggi, un cultista umano vivente, per controllare i redivivi senza mente.

Gideon improvvisamente fuoriuscì dall'ombra vicino la locanda. Rotolò in piedi e barcollò, chiaramente ancora indebolito dalle sue ferite. Non portava alcuna armatura e sangue ne macchiava bende e indumenti, ma impugnava una spada presa in prestito mentre un cavaliere a cavallo si chinava verso di lui. Il cavaliere indossava un'armatura nera pesante tempestata di punte affilate e cavalcava un grosso cavallo corazzato. No, mentre la creatura girò la testa Liliana individuò la carne putrescente e le ossa bianche attraverso i buchi della sua armatura, fosse scure dove avrebbero dovuto essere i suoi occhi. Il cavaliere non portava elmo e la sua testa era coperta di carne pallida e rattrappita, i suoi capelli erano una chioma bianca in putrefazione.

Urla fuoriuscirono dalla locanda quando le porte si spalancarono. Un altro cavaliere non morto trascinò fuori due figure che si dimenavano. Liliana riconobbe la giovane donna e il ragazzo che avevano aiutato a sistemare la loro stanza. Gideon si lanciò verso di loro e il cavaliere a cavallo guidò la sua cavalcatura in avanti per travolgerlo.

Hah, dovrai fare meglio di così, Belzenlok, pensò Liliana alzando le mani. Trasse forza dai morti accasciati sul freddo pavimento, dalle ossa sepolte nelle rovine, dai cadaveri in decomposizione nella palude, dai fantasmi nella nebbia. Mentre le incisioni sulla sua pelle si accesero di viola, fulmini uscirono dalle sue mani per colpire una dozzina di cavalieri dall'armatura nera. Avanzò a grandi passi nel caos della battaglia.

Un redivivo a piedi caricò verso di lei e con un gesto gli inviò contro una nuvola nera che si alzò da terra. Strinse la sua forma contorta e lo decompose nel nulla, mentre ciò che restava della sua armatura cadde a terra.

Il cavaliere non morto si lanciò su Gideon e sollevò la lancia per un colpo mortale. Liliana focalizzò la sua volontà e la concentrò nella forma dalla corazza nera.

Nell'istante successivo, era suo. Gli fece gettare la lancia e allontanare la sua cavalcatura da Gideon. Spezzò la connessione della montatura al potere che lo aveva animato. Mentre collassava in un mucchio di ossa, il cavaliere cadde a terra. Pensò di usarlo contro gli altri, ma avendo già distrutto una dozzina circa aveva rovesciato le sorti della battaglia. Gideon si rialzò di nuovo e spazzò via i pochi combattenti rimasti vicino alla locanda. Gridando in trionfo, i cittadini sopravvissuti si raggrupparono per attaccare gli altri.

Liliana sollevò la mano per distruggere l'ultimo cavaliere, ma qualcosa sussurrò nella sua mente: il Vuoto ti attende.

Liliana si bloccò, il cuore palpitante. Poi le sue labbra si arricciarono in segno di disprezzo. Si trattava di un trucco. Il padrone del cavaliere non-morto doveva essere il lich che aveva devastato Caligo per conto della Cabala, e il lich doveva la causa dell'arcana conservazione del Maniero di Vess. Liliana esplorò la connessione, mossa dalla curiosità. Come poteva questo lich sapere così tanto su di lei? Si trattava forse. . .

Un'immagine del volto del lich le bruciò davanti. Era la faccia di Josu.

No. Il cuore di Liliana bruciò nel suo petto. Non può essere. "No!" urlò.

La sua rabbia e sgomento spezzarono la connessione. Il cadavere del cavaliere esplose e l'armatura e le ossa in decomposizione volarono attraverso la piazza.

I cittadini avevano catturato il chierico umano e lo avevano inchiodato a terra con una lancia sul petto. Liliana li spinse da parte e lo afferrò per la gamba per trascinarlo alla luce del fuoco. Con la voce roca di rabbia, gli chiese "Dov'è Josu? Che cosa gli ha fatto Belzenlok?"

Era a malapena consapevole che Gideon si stava spostando al suo fianco, guardandola preoccupata.

Il chierico ansimò una risata, poi gorgogliò: "Lo sapeva, il nostro Signore dei Demoni, Progenie delle Tenebre, sapeva che stavi arrivando! Ha fatto del tuo prezioso fratello il suo servo, il comandante delle sue forze empie!"

"Josu serve Belzenlok," ripeté Liliana, le sue parole rese calme dallo shock improvviso. Il rito negromantico nel Maniero di Vess era stato usato per trasformare Josu da non morto senza mente in un potente lich, capace di usare i ricordi e l'addestramento militare di Josu, ma ridotto a schiavo di Belzenlok. Belzenlok sta usando mio fratello contro di me, pensò Liliana. Il fratello la cui anima aveva reso vulnerabile con il primo uso incontrollato del suo potere.

"Lui serve il nostro signore, lui ..." Il chierico gorgogliò mentre il sangue gli riempiva la gola. Ansimò, "Il Vuoto attende", e si accasciò senza vita sul pavimento di pietra.

Liliana lo fissò, con la furia crescente che superava l'orrore per quello che era successo a Josu. Non lo avrebbe permesso. Suo fratello non sarebbe stato lo schiavo di Belzenlok. Lei lo avrebbe liberato a qualsiasi costo. "Pagherai per questo, Belzenlok," disse lei, le parole roche per la fredda furia. "Non importa cosa debba fare, pagherai".

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